Alex Jones è un personaggio molto controverso, il quale deve la sua notorietà alla conduzione dello show che porta il suo nome e a Infowars, un gruppo di media legati alla Alt Right statunitense. In cui porta avanti teorie cospirazioniste, di cui è considerato il maggiore “esperto” negli Stati Uniti. In particolare dal New York Magazine, il quale lo ha bollato alla stregua del principale teorico in tal senso, e dal Southern Poverty Law Center, secondo il quale vanterebbe una prolificità indiscutibile nel campo.
Nelle ultime ore, però, si sta discutendo di lui per un altro motivo. Ovvero per la sua dichiarazione in base alla quale avrebbe smarrito un laptop contenente 10mila Bitcoin. Il cui valore, dopo lo sfondamento di quota 57mila dollari da parte di BTC, equivarrebbe ad oltre 570 milioni di dollari.
Cos’è accaduto?
A spiegare quanto accaduto è stato proprio Alex Jones, nel corso dello spettacolo Flagrant 2 con Andrew Schulz e Akaash Singh, andato in onda martedì. Affermando che il laptop smarrito gli era stato regalato da Max Keizer, anche lui presente in studio, 10 anni fa. All’epoca Jones era un detrattore del denaro digitale, a differenza di Keizer, da sempre considerato un apostolo del Bitcoin. Il quale gli regalò il dispositivo affermando che al suo interno era custodito il futuro, ovvero quella che sarebbe diventata la nuova valuta globale. In pratica stava parlando di ben 10mila Bitcoin.
Ora Jones si è convertito, ma è troppo tardi
Durante Flagrant 2 Jones si è rivolto a Max Keizer dandogli ragione su quanto detto all’epoca. Affermando di essersi ora convertito alle criptovalute. Troppo tardi, però, per approfittare del regalo ricevuto all’epoca. Il laptop contenente i 10mila BTC, infatti, è stato nel frattempo smarrito.
Una ammissione sulla quale Andrew Schulz non ha mancato di infierire, provvedendo a calcolare a quanto ammonti il quantitativo di denaro perso. Mentre Keizer ha confermato da parte sua l’accaduto, ricordando che all’epoca dei fatti un Bitcoin valeva appena 5 dollari. E facendo una previsione che alla luce di quanto sta accadendo negli ultimi mesi, non sembra infondata. Ovvero che presto quei 10mila token varranno ben 2,2 miliardi di dollari.
Un caso analogo a quello di Stefan Thomas
Quanto accaduto a Alex Jones non rappresenta però una vera e propria novità. Anche altre persone hanno ammesso nel corso degli ultimi mesi di aver perso, in un modo o nell’altro, ingenti quantitativi di Bitcoin. Come è accaduto a Stefan Thomas, un programmatore di San Francisco. Il quale ha narrato la sua storia al New York Times, affermando di aver collezionato nel tempo 7002 Bitcoin. Un vero e proprio tesoro, anche in questo caso, di cui però non è in grado di disporre. Li tiene infatti in un wallet digitale, del quale ha nel frattempo perso le chiavi di accesso. Non riuscendo a ricordarle è quindi in preda a notevole frustrazione, alla quale non può porre rimedio neanche un dato abbastanza clamoroso. Quello relativo al fatto che addirittura il 20% dei token minati sinora sarebbe di fatto inaccessibile, per motivi analoghi.