Cardano ha deciso di attivarsi contro le attività fraudolente e le truffe, sempre più frequenti nel settore delle criptovalute. Per farlo ha dato vita ad una vera e propria task force cui spetterà il compito di provare a risolvere alcuni dei problemi segnalati da un recente rapporto. Un problema sempre più evidente nello spazio crittografico e che rischia di riversare i suoi effetti anche sulle aziende serie. Costringendole di conseguenza a farsene carico.

La frustrazione di Charles Hoskinson

E’ stato il fondatore di Cardano, Charles Hoskinson, ad esplicitare la sua frustrazione per le tante attività illecite e truffaldine che stanno zavorrando il settore. Spingendolo ad attivarsi per varare una task force incaricata di contrastare l’andazzo, la quale sarà integrata nell’ecosistema Cardano. In pratica, la nuova struttura sarà dedicata allo sviluppo di strumenti in grado di segnalare eventuali truffe e inviare informazioni rapide ogni volta che una frode si profila all’orizzonte.

Cardano contro le promozioni truffa

La decisione di Cardano arriva dopo il live streaming di febbraio in cui lo stesso Hoskinson aveva attaccato pesantemente le promozioni che prevedono l’omaggio di token. Affermando che ADA non sarebbe mai stata impiegata in una di queste operazioni le quali, secondo il numero uno di Input Output Hong Kong (IOHK), sono funzionali ad azioni illegali. Secondo Hoskinson, infatti, sarebbe assolutamente da scartare l’ipotesi che qualcuno possa donare denaro digitale senza avere secondi fini a ispirarne le azioni.

La task force ha già iniziato a produrre risultati

Se dall’interno di Cardano non sono trapelate ulteriori informazioni sulla task force, la struttura investigativa ha però già iniziato a produrre risultati. In particolare avrebbe scoperto un fondo nascosto sulla piattaforma, il quale potrebbe essere stato formato tramite operazioni illegali. Le indagini sarebbero ancora in corso e, di conseguenza, l’azienda non ha voluto rilasciare notizie sull’identità delle persone coinvolte.
Resta ora da capire se la decisione presa dall’azienda possa fare da apripista nei confronti di altre iniziative di questo genere. Le quali sarebbero molto preziose nell’ottica di bonificare un settore che sta crescendo in maniera selvaggia, anche per la mancanza di regole.

Una battaglia molto complicata

Oltre alla mancanza di vere e proprie regole, con il legislatore il quale troppo spesso si attiva una volta che i buoi sono scappati dalla stalla, a rendere molto complicata la lotta contro le attività illegali nel settore crypto contribuisce l’atteggiamento di molti utenti. I quali troppo spesso dimenticano di attivare precauzioni anche minime di fronte alla prospettiva di un guadagno che si prospetta facile, anche se molto esiguo. Il caso delle donazioni di token in cambio di determinate attività, indicato da Hoskinson, ne è un pratico esempio. Nessuno, infatti, è in grado di assicurare che dietro queste operazioni, indicate come promozionali, non si nascondano attività illegali. Eppure, ogni volta che ne viene annunciata una, un gran numero di utenti si affretta a partecipare. Un atteggiamento psicologico sul quale fanno leva truffatori e hacker per portare avanti le loro operazioni, con un successo sempre crescente, indicato dalle statistiche.