Di Bitcoin si continua a parlare moltissimo. Spesso a sproposito, come fanno troppi politici i quali indicano nella icona crittografica attribuita a Satoshi Nakamoto uno strumento ideale per l’economia criminale. Una tesi del resto rilanciata ai più alti livelli da Janet Yellen, nuovo segretario al Tesoro dell’amministrazione Biden.
La sua crescita di reputazione è però indubbia. Come dimostra non solo l’interesse sempre più forte di molte aziende interessate ad acquistarlo o a farne uno strumento di pagamento, ma anche quello del mondo finanziario tradizionale.
Secondo gli analisti di Citigroup BTC si avvia verso un punto di svolta
L’ultimo grande gruppo bancario che ha affrontato il tema Bitcoin è stato Citigroup. I cui analisti sono arrivati a una conclusione la quale probabilmente avrà fatto fischiare le orecchie dei detrattori di BTC. Secondo loro, infatti, la regina delle criptovalute si appresta a diventare la valuta preferita nell’ambito del commercio internazionale.
La previsione è contenuta all’interno di un rapporto di 108 pagine intitolato “Bitcoin At the Tipping Point” ed elaborato dal team Global Perspectives & Solutions (GPS). E sembra destinata a favorire una nuova fase di espansione del token.
I motivi della previsione
A spingere gli analisti di Citigroup a formulare questo autorevole vaticinio è stato principalmente il mutamento di prospettiva che ha interessato Bitcoin nel corso degli ultimi mesi. Durante i quali quello che prima era visto come un semplice mezzo di pagamento per la vendita al dettaglio ha assunto la sembianza di un asset sempre più richiesto dagli investitori istituzionali.
Le caratteristiche di BTC, ovvero il suo design decentralizzato, la mancanza di esposizione ai cambi, i movimenti di denaro non solo rapidi, ma anche potenzialmente più economici, i canali di pagamento sicuri e la tracciabilità, pongono le basi, una volta mixati con la portata globale e la neutralità che lo distinguono, per farne lo strumento ideale per il commercio internazionale. Un ruolo il quale potrebbe però essere ostacolato da alcuni nodi da sciogliere. In particolare quelli relativi all’impatto ambientale del mining e all’atteggiamento delle istituzioni nei suoi confronti.
L’insidia della politica
Proprio l’atteggiamento della politica sembra in questo momento, però, il vero grande ostacolo verso un ruolo sempre maggiore del Bitcoin nella vita reale. Le dichiarazioni spesso estemporanee di Janet Yellen possono essere considerate la cartina di tornasole in tal senso, andando a rispecchiare il pregiudizio di vecchia data verso l’innovazione finanziaria di buona parte del mondo politico statunitense. Il quale rimane ancorato al denaro fiat e, in particolare, a quel dollaro visto ancora come un saldo presupposto per la leadership globale del Paese.
Una posizione di guida la quale è però ormai apertamente minacciata dalla Cina, la quale sta mostrando invece un dinamismo sempre più accentuato in questo settore. Esplicitato dall’ormai sempre più vicino esordio sulla scena dello yuan digitale, previsto entro l’anno corrente. Un dinamismo che stride con la lentezza di reazione degli Stati Uniti, ove soltanto nel corso delle ultime settimane si è iniziato a parlare di una criptovaluta statale.