L’ormai imminente debutto dello yuan digitale sembra aver costretto la politica statunitense a prendere atto della necessità di rispondere alle mosse di Pechino. Le quali sembrano destinate a mettere in pericolo il potere imperiale del dollaro. Se sino a qualche mese fa dalle parti di Washington si sottovalutava l’impatto della CBDC (Central Bank Digital Currency) cinese, ora sembra che sia in vista una forte accelerazione in tal senso.
Il dollaro digitale si chiamerà Fedcoin?
E’ stato BnnBloomberg.ca a rivelare che nel prossimo mese di luglio potrebbero essere svelati i dettagli sul progetto di dollaro digitale su cui stanno lavorando la Federal Reserve Bank di Boston e il Massachusetts Institute of Technology (MIT). Un progetto di cui sono in fase di sviluppo i prototipi della piattaforma di cui sarà possibile anche per altri enti o organizzazioni studiare il codice e sviluppare applicazioni. Per ora il progetto non ha un nome, venendo indicato con il termine di Fedcoin. Resta da capire se sarà questo il vero nome del dollaro digitale o se si punterà su un altro.
Una minaccia per le società finanziarie?
Sempre secondo BnnBloomberg.ca, il progetto sta preoccupando non poco le aziende finanziarie. In particolare quelle come Visa e Mastercard, le quali temono di perdere significative quote nel mercato dei pagamenti. Tanto da aver insistito per essere aggiunte al programma e assicurarsi in tal modo che il Fedcoin possa essere utilizzato sulle proprie reti.
Come si può notare, la discussione continua a restare in un alveo prettamente economico, senza andare ad esaminare gli aspetti più propriamente politici. I quali sembrano invece predominanti nel caso dello yuan digitale. Tanto da preoccupare non poco alcuni settori politici, proprio per il vero e proprio attacco al dollaro tradizionale che ha mosso sinora Pechino.
Lo yuan digitale rappresenta un pericolo reale per gli Stati Uniti?
Le notizie relative a Fedcoin cadono in un momento molto particolare, con gli Stati Uniti messi sotto pressione dalla grande crescita della Cina. Il gigante orientale è stato il primo Paese ad uscire dalla crisi generata dal Covid e ha ripreso a crescere a ritmi molto forti. Se nel 2020 il Pil è cresciuto nell’ordine del 2,3%, per l’anno in corso si prevede una ulteriore salita pari al 6%.
In questo quadro si va a calare il previsto debutto della CBDC di Pechino, il quale dovrebbe avvenire entro la fine dell’anno, in modo da avere lo yuan digitale a pieno regime per le prossime Olimpiadi invernali di Pechino, che si terranno nel 2022.
Oltre al varo della sua criptovaluta di Stato, la Cina sta puntando con grande forza sull’innovazione finanziaria. Dando grande impulso alla blockchain, settore in cui il Paese ha ormai scavalcato gli Stati Uniti. Secondo Goldman Sachs, però, proprio lo yuan virtuale potrebbe consegnare a Pechino un ruolo sempre più forte a livello globale. Entro il 2030, infatti, secondo i suoi analisti, potrebbe ammontare ad un miliardo il numero delle persone di ogni parte del mondo che lo utilizzeranno. Un dato che inizia a far paura negli Stati Uniti.