Dopo Tesla, ora anche General Motors sembra intenzionata ad aprire ai pagamenti in criptovaluta. Se ancora non c’è nulla di ufficiale, le indiscrezioni in tal senso si vanno intensificando di ora in ora. Sostanziate in particolare dai sondaggi condotti dall’azienda tra i propri clienti, i quali avrebbero confermato il grande interesse degli stessi per questa opportunità di pagamento.
General Motors non è interessata a Bitcoin come investimento
Se le voci relative all’intenzione di General Motors di aprire ai pagamenti sotto forma di Bitcoin si fanno sempre più concrete, l’azienda non sembra però avere alcuna intenzione di investire in valuta digitale, come fatto invece da Tesla. Proprio il mese scorso Mary Barra, che ha assunto la carica di amministratrice delegata della casa automobilistica dal 15 gennaio 2014, ha stoppato le domande in tal senso. Affermando di non avere alcuna intenzione di farlo, nel corso di una intervista. Ricordando al contrario che è intenzione dei vertici aziendali esaminare l’opportunità di accettare pagamenti sotto forma di asset digitali.
General Motors ha già aperto alla blockchain
Se per quanto riguarda Bitcoin, GM è praticamente una new entry, va invece sottolineato come l’azienda abbia già mostrato grande interesse per la tecnologia blockchain, su cui è appunto fondato il token inventato da Satoshi Nakamoto.
In particolare, General Motors ha già iniziato ad utilizzare alcuni brevetti per l’automazione senza conducente e le informazioni sulla sicurezza. Una consuetudine la quale potrebbe infine fare da apripista ad un utilizzo di Bitcoin, almeno per quanto concerne i pagamenti. Va comunque sottolineato come le voci sull’interesse dell’azienda per il denaro digitale non abbiano al momento avuto alcun genere di impatto sulla quotazione di BTC.
La conferma di un interesse sempre più evidente
Allo stesso tempo, le notizie relative alla casa di Detroit confermano il crescente interesse delle aziende per le criptovalute e, in particolare, per il Bitcoin. Un interesse il quale è dovuto anche ad una situazione molto particolare.
In questo momento, infatti, le imprese hanno una gran mole di denaro liquido nelle proprie casse. Che non si fidano a tramutare in denaro contante. Un atteggiamento derivante dalle politiche messe in campo dai governi, in particolare quello statunitense. I quali stanno inondando di liquidità i mercati, nel tentativo di fronteggiare il crollo dell’economia dovuto alla pandemia di Covid. Politiche espansionistiche le quali potrebbero avere come conseguenza una fiammata inflazionistica.
Investire in BTC per assicurarsi contro l’inflazione
Per non trovarsi impreparate di fronte ad una ipotesi di questo genere, molte aziende stanno dunque prendendo in considerazione l’investimento in asset alternativi. E il Bitcoin sembra perfetto allo scopo. Si tratta infatti di un bene finito, considerato che una volta emessi 21 milioni di esemplari la sua produzione avrà termine. Una caratteristica la quale si va ad abbinare alle previsioni su una sua ulteriore esplosione di prezzo, nel corso dei prossimi anni. Tale da far impallidire la bull run apertasi dopo il dimezzamento delle ricompense spettanti ai miners. Prospettive che stanno convincendo un numero sempre più rilevante di aziende e investitori istituzionali a puntare su.