Nel corso delle ultime settimane, si sono rinnovati gli attacchi di una parte del mondo politico e finanziario contro il Bitcoin e le altre criptovalute più in auge. In particolare, a destare notevole clamore sono state le accuse verso il denaro digitale elevate da Janet Yellen, il nuovo Segretario al Tesoro degli Stati Uniti. La quale non ha esitato a riprendere gli argomenti dei crypto-haters, secondo i quali l’icona crittografica attribuita a Satoshi Nakamoto sarebbe utilizzata soprattutto all’interno di transazioni illegali. Una tesi non proprio nuova e ripetutamente confutata dai sostenitori degli asset digitali. Tra i quali l’ultimo a prendere la parola è stato Glenn Hutchins, con argomenti tutto sommato condivisibili.
La risposta di Glenn Hutchins a Janet Yellen
Le parole pronunciate da Janet Yellen nel corso della sua audizione presso il Senato degli Stati Uniti non potevano certo restare senza risposta. Anche alla luce delle forti tensioni sulla quotazione di BTC che hanno fatto seguito ad esse.
Ad incaricarsi di rispondere al nuovo Segretario al Tesoro dell’amministrazione Biden è stato in particolare Glenn Hutchins, co-fondatore di Silver Lake, una società di investimenti tecnologici globali. Con parole destinate a incidere non poco, considerata la tribuna dalla quale sono state lanciate, ovvero un vertice del Forum economico mondiale tenutosi a Davos.
Cosa ha detto Hutchins
E’ fondamentalmente errato affermare che il Bitcoin, sia utilizzato soprattutto per foraggiare attività illegali o fungerne da strumento di pagamento. Secondo Hutchins, infatti, proprio la tecnologia su cui si basa il token, la blockchain, lascia tracce delle transazioni eseguite le quali sono immodificabili. Permettendo quindi di rintracciare tutti gli estremi delle operazioni e, infine, di catturare i criminali che le hanno eseguite.
Inoltre, secondo il co-fondatore di Silver Lake, la stragrande maggioranza delle operazioni illegali le quali avvengono negli Stati Uniti hanno come protagoniste le banconote da 100 dollari. Addirittura il 90% di esse verrebbero utilizzate per traffici illeciti e con il preciso intento di evadere il fisco. Una tesi la quale, peraltro, si basa su dati concreti. Andiamo a vedere quali.
Il rapporto di Chainalysis sulla cripto-criminalità
Proprio di recente, la nota società di analisi blockchain Chainalysis ha pubblicato il suo rapporto annuale sul rapporto tra criptovalute e mondo criminale. Lo studio, intitolato Crypto Crime Report 2021, ha in particolare evidenziato come nel corso del 2020 soltanto lo 0,34% delle transazioni in denaro virtuale abbia visto l’impiego di Bitcoin e Altcoin. Un dato il quale non sorprende chi da tempo segue la querelle tra sostenitori e avversari delle criptovalute. Già in passato, infatti, erano stati pubblicati studi dai quali era emerso chiaramente come il denaro digitale non fosse uno strumento ideale per la criminalità, proprio perché lascia tracce su cui le autorità preposte possono facilmente investigare. Studi i quali, però, non sono ancora riusciti a scalfire quella che assomiglia ad una vera e propria leggenda metropolitana. Come tale destinata ad aleggiare ancora per molto e a rendere abbastanza lunare la discussione su Bitcoin e le sue sorelle.