Ammonta a circa 1,2 miliardi il numero delle persone di ogni parte del globo destinate a convivere con un livello inflattivo elevatissimo, a volte addirittura superiore al 100%. E’ stato  il responsabile della strategia per la Fondazione per i diritti umani, Alex Gladstein, a precisare il numero in questione. Aggiungendo che una parte di essi ha trovato un riparo sotto l’ombrello del Bitcoin.
Una scelta apparentemente azzardata, la quale, però, sembra in effetti più lungimirante rispetto al mantenimento di valute fiat che si svalutano con una rapidità impressionante. Basti pensare non solo al continuo apprezzamento di Bitcoin, nel corso degli ultimi mesi, ma anche a quello di un gran numero di Altcoin che sono cresciute ad un ritmo ancora più alto.

L’inflazione elevata non è un fenomeno raro

Lo stesso Gladstein ha poi ricordato ai suoi 27mila followers su Twitter che l’inflazione alta non è un evento raro nel mondo odierno. Basti pensare ad esempio a Venezuela, Zimbabwe, Sudan, Siria, Libano e Iran, ove il tasso di inflazione è superiore al 50%. Oppure a Etiopia, Zambia, Libia, Congo, Angola, Yemen, Sud Sudan, Argentina, Corea del Nord e Cuba, ove il valore si attesta oltre il 20%. Mentre supera il 10% l’inflazione di Haiti, Nigeria, Turchia, Sierra Leone, Uzbekistan, Guinea, Liberia, Pakistan, Kirghizistan, Ghana e Tagikistan.
Livelli i quali costringono i cittadini a cercare soluzioni alternative ad una valuta sovrana destinata a tramutarsi ben presto in carta straccia. 

Il Bitcoin sta diventando una alternativa sempre più praticata

In queste condizioni non stupisce che molti cittadini dei Paesi elencati ormai da tempo abbiano deciso di tramutare i propri stipendi e pensioni in valuta digitale. Una scelta la quale è ad esempio sempre più praticata in molti Paesi dell’America Latina, a cominciare dal Venezuela e dall’Argentina.
Il primo vede la sua moneta sovrana, il bolivar, crollare ora dopo ora sotto i colpi dell’embargo deciso dagli Stati Uniti. La seconda è invece vittima di una pessima gestione dell’economia, in particolare sotto il governo di Mauricio Macrì, il quale ha deciso di seguire le politiche consigliate dal Fondo Monetario Internazionale, con risultati catastrofici.

In Africa il problema è rappresentato anche dalla mancanza di strumenti finanziari

Se nell’America del Sud il problema è quello di monete sovrane gracili, in Africa a questo problema si va ad aggiungere la mancanza di strumenti finanziari in grado di permettere a molte persone di gestire il proprio patrimonio. Ne consegue la loro pratica esclusione dalla vita economica, cui alcuni governi stanno cercando di porre riparo con l’adozione delle criptovalute.
Un tema, quello dell’inclusione finanziaria che era del resto tra i capisaldi teorici cui si richiamò Satoshi Nakamoto nella fase di ideazione di BTC. Una sorta di manifesto programmatico il quale si poneva alla stregua di una protesta contro la messa ai margini della vita economica di milioni di persone tipica del sistema finanziario tradizionale. Non stupisce, quindi, che una parte del mondo politico, quella da sempre attenta ai desideri dell’establishment, guardi con aperta ostilità agli asset digitali.