L’aria intorno al settore crittografico sembra farsi sempre più pesante, negli Stati Uniti. Soprattutto a causa dei continui attacchi provenienti dal mondo politico, i quali possono essere simboleggiati dalle recenti dichiarazioni di Janet Yellen, segretario al Tesoro della nuova amministrazione Biden. La quale non ha esitato, durante l’audizione parlamentare sulla sua nomina, ad affermare che Bitcoin e Altcoin rappresenterebbero uno strumento privilegiato per l’economia criminale. Tesi già respinta ripetute volte in passato, anche all’interno di autorevoli studi condotti da aziende indipendenti, la quale continua però ad echeggiare negli ambienti istituzionali di Washington e dintorni.

Ora anche Letitia James sembra sposare la linea dura

Se Janet Yellen è poi tornata parzialmente indietro sulle sue dichiarazioni, riconoscendo le potenzialità in termini di innovazione degli asset digitali, ora anche altre personalità di rilievo sembrano decise a sposare la linea dura verso le criptovalute.
La new entry in tal senso può essere rappresentata da Letitia James. Ovvero dal General Attorney dello Stato di New York, la quale si è distinta nel corso delle ultime settimane per una serie di mosse contro aziende dello spazio crittografico.
Proprio la James, infatti, è intervenuta a gamba tesa nel corso delle ultime ore. Affermando che investire in Bitcoin e altri token altamente volatili rappresenta un grave rischio. Più che un avviso agli investitori, è parso però un avvertimento alle aziende del settore crypto.

Un messaggio molto duro

Nello stesso messaggio, infatti, il procuratore generale di New York ha aggiunto una frase di inusitata durezza, la quale non potrebbe essere più netta. Ha infatti affermato che è sua intenzione lanciare un messaggio forte e chiaro all’intero settore: o si agisce rispettando le regole, oppure si è fuori dai giochi.
Pe capire come non si tratti di semplici parole al vento, occorre a questo punto ricordare che proprio nei giorni passati Letitia James ha provveduto a citare in giudizio l’app di investimento crittografico Coinseed e chiuso una vertenza con Tether e Bitfinex, banditi dallo stato. Ad ennesima riprova di come il settore dell’innovazione finanziaria sia ormai visto da più parti come un problema, più che alla stregua di una opportunità.

Criptovalute e politica: un rapporto sempre più problematico

Naturalmente le parole di Letitia James hanno subito spinto gli osservatori a parlare di venti di guerra. Anche alla luce della vertenza inaugurata dalla Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti contro Ripple Labs.
Proprio la causa della SEC, però, è stata accolta dallo spazio crittografico in maniera positiva. Il motivo di questo atteggiamento è da ricercare nel fatto che il settore, come avviene per tutti gli altri, vede la presenza di progetti seri, i quali si propongono anche una funzione sociale, e altri che non solo sono di carattere puramente speculativo (come XRP, appunto), ma spesso apertamente truffaldini. L’intervento della politica e della legislatura, quindi, è visto come una vera e propria opportunità. Quella tesa a disboscare il settore, buttando fuori tutti i soggetti i quali coi loro comportamenti stanno procurando un discredito il quale tale da andarsi a riversare anche sulle aziende serie.