La vicenda relativa alla causa intentata nel mese di dicembre dalla Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti contro Ripple Labs per la vendita di titoli non autorizzati, continua a far molto discutere. Il motivo è da ricercare proprio nelle sue implicazioni, le quali potrebbero rivelarsi di ampia portata. Tanto da costringere chi è impegnato nel settore degli asset digitali a prendere in considerazione tutte le ipotesi possibili. Come hanno fatto molti exchange di criptovalute, i quali hanno infine deciso di non correre rischi bannando XRP dalle loro contrattazioni.

Secondo Jesse Powell XRP è un rischio troppo grande

Una delle piattaforme di scambio che hanno deciso di tagliare la testa al toro, escludendo XRP dalle proprie contrattazioni è Kraken. Il cui CEO, Jesse Powell, è intervenuto nelle ultime ore per spiegare i motivi che hanno indotto l’exchange ad imitare altre strutture come Binance.US e Coinbase. Affermando che fare il contrario avrebbe esposto le piattaforme a ritorsioni da parte della SEC. Un rischio che non hanno voluto correre in un momento in cui lo spazio crittografico si trova sotto osservazione da parte della politica statunitense. Come dimostra l’offensiva di Janet Yellen, segretario al Tesoro della nuova amministrazione Biden, contro il Bitcoin. Un atteggiamento il quale sembra il prologo ad un periodo di notevole frizione tra politica a stelle e strisce e innovazione finanziaria.

Cos’è accaduto nel 2019?

Nelle ultime ore, è emersa una indiscrezione che solleverebbe nuova luce sulla vicenda di Ripple Labs. Relativa alla decisione presa nel 2019 da un exchange, il quale si sarebbe rivolto all’autorità di controllo dei mercati finanziari statunitensi per avere un parere su XRP.
La vicenda è stata resa nota proprio dagli avvocati di Ripple Labs, nel corso dell’udienza preliminare sulla vicenda dei titoli non registrati messi in vendita dall’azienda californiana. Ricordando che la SEC in quella occasione non ritenne di dover definire la questione. Tanto che la stessa piattaforma, di cui non è stato svelato il nome, avrebbe concluso autonomamente che XRP non andava equiparato ad un titolo.

La linea di difesa di Ripple Labs

Quanto emerso nel corso dell’udienza preliminare, sembra poter costituire la base per la linea difensiva di Ripple. I cui avvocati, a questo punto, potrebbero giocare la carta della chiarezza che avrebbe dovuto fare proprio la commissione sul token. Soprattutto in considerazione della grande crescita della sua quotazione e dell’importanza che andava assumendo giorno dopo giorno.
Al di là di quanto sostenuto nel corso del dibattito e di quanto potrebbe accadere alla fine, resta però la questione relativa al fatto che per gli exchange crittografici continuare ad offrire la possibilità di contrattare XRP per gli utenti degli Stati Uniti appare un rischio troppo forte. Soprattutto in considerazione degli avvertimenti che si sono ripetutamente levati nel corso delle ultime settimane. Come quello arrivato dal General Attorney della procura di New York, Letitia James, la quale ha fatto capire di essere pronta ad intervenire contro chiunque, nell’ambito degli asset digitali, dovesse dare vita a comportamenti poco meno che trasparenti.