Nel corso delle ultime ore si è scatenata una discussione intorno a IOTA, il progetto crittografico che mira a regolare le transazioni relative all’Internet of Things (IoT). A dare il via alla polemica è stato il creatore di Cardano, Charles Hoskinson, il quale ha affermato essere impossibile che le operazioni sulla blockchain di IOTA avvengano senza alcun tipo di ricompensa. Una considerazione che riflette del resto quelle di non pochi osservatori, i quali si chiedono come possa prosperare un progetto del quale non si intravede la convenienza economica per chi decida di parteciparvi. A differenza di quanto accade ad esempio per i minatori di Bitcoin o di altre criptovalute

Cos’è accaduto

Le parole di Hoskinson sono state rilasciate nel corso di una sessione Ask me Anything (AMA) su Twitter. Nel corso della quale il CEO di di Input / Output Global (IOG) ha affermato che il modello feeless di IOTA rappresenta un vero e proprio malinteso, largamente diffuso. Secondo lui, almeno ad un certo punto della transazione lungo la catena ci dovrà essere qualcuno a reclamare una ricompensa per l’opera prestata. In quanto è praticamente impossibile sfuggire al principio universale di costo e valore, con la tecnologia “intelligente”. L’utilizzo della rete, dei dati e della CPU costa denaro e qualcuno deve prima o poi pagare, affinché il progetto possa restare in piedi. Una tesi la quale è stata confutata almeno in parte da un membro della comunità IOTA, C4Chaos. Secondo il quale la cosa fondamentale è che non è l’utente a pagare. Chi dei due ha ragione?

Le tesi di Holger Köther e Hans Moog

Alla discussione si sono presto uniti alcuni importanti membri della Fondazione IOTA. Tra cui Holger Köther, il quale ha proposto una distinzione tra i costi sotto forma di commissioni di transazione (le quali effettivamente non esistono nel caso in esame) e quelli legati all’infrastruttura.
Mentre Hans Moog ha dal canto suo affermato che occorre operare un’altra distinzione tra un modello di transazione “feeless” e quello “free-to-use“. Secondo lui anche il semplice invio di un’e-mail comporta costi e requisiti per gli utenti, ovvero quelli relativi all’utilizzo dell’attrezzatura necessaria. Lo stesso modo in cui funziona IOTA, i cui costi sono relativi all’utilizzo della rete e non vengono pagati dagli utenti. Resta da capire se le spiegazioni dei due abbiano soddisfatto Hoskinson.

David Sønstebø: senza ricompense non vuol dire senza incentivi

E’ stato quindi David Sønstebø, co-fondatore di IOTA, a tirare le conclusioni della discussione, precisando che l’assenza di ricompense non significa che non siano previsti incentivi per chi consente gratuitamente l’accesso al proprio nodo. Un parere estremamente significativo il suo, considerato come si sia appena separato per sempre da IOTA Foundation a causa di una non più conciliabile divergenza di vedute.
Un problema che del resto non rappresenta il primo per quanto riguarda la struttura organizzativa del progetto. Già nel corso del 2018 erano infatti trapelate alcune divaricazioni di non poco conto, le quali erano andate a riflettersi sulla composizione del consiglio di amministrazione.