L’Argentina è uno dei Paesi ove il ricorso alle criptovalute è ormai massiccio. Un ricorso consigliato in particolare da livelli di inflazione spaventosi, i quali vanno a colpire in particolare le classi meno abbienti, i lavoratori a reddito fisso e i pensionati. Da qui la loro sempre più marcata propensione a scambiare i pesos ricevuti in Bitcoin e Altcoin che, pur volatili, permettono comunque di difendere meglio il potere d’acquisto.
Una situazione che ora il governo di Buenos Aires potrebbe decidere di affrontare con una CBDC (Central Bank Digital Currency), ovvero una criptovaluta di Stato gestita dalla banca centrale. Sul modello dello yuan digitale che la Cina è ormai sul punto di lanciare ufficialmente.

La proposta di Raúl Jalil 

E’ stato in particolare il governatore della provincia argentina di Catamarca, Raúl Jalil, ad attivarsi per spingere le autorità centrali ad avviarsi sulla strada dell’innovazione monetaria. Lo ha fatto presentando all’inizio di questa settimana una proposta scritta al presidente del paese, Alberto Fernandez. Nella quale lo ha esortato a creare un peso digitale, grazie al quale sarebbe possibile dare sollievo ad un’economia, quella argentina, che continua a soffrire in maniera rilevante la debolezza della valuta nazionale.

Un nuovo modello finanziario

Secondo Jalil è arrivato il momento di dare vita ad un nuovo modello di servizi finanziari più trasparenti, contando all’uopo sulle possibilità offerte dalla tecnologia blockchain. Lo ha affermato nel corso di una articolata intervista concessa al quotidiano El Ancasti. La proposta da lui elaborata include anche la possibilità di tokenizzare le royalties minerarie a livello locale, consentendo l’uso di portafogli digitali e reti blockchain al fine di una corretta gestione di questi pagamenti.

L’esempio del Venezuela

Ove accettata, la proposta di Jalil avvierebbe l’Argentina sulla strada già intrapresa dal Venezuela. Ove il presidente Nicholas Maduro ha introdotto il Petro, nel tentativo di aggirare l’embargo degli Stati Uniti o comunque di attenuarne gli effetti. La differenza del peso digitale consisterebbe nel fatto che, a differenza del token venezuelano, il progetto di Jalil non si sforzerebbe neanche di dare una parvenza di decentralizzazione alla CBDC argentina. Anzi, nei suoi piani, proprio una rigida regolamentazione sarebbe in grado di conferire al peso digitale una autorevolezza maggiore. Derivante dall’annullamento di quella componente speculativa che è tipica delle valute digitali. 

L’interesse dell’Argentina per il Bitcoin è molto elevato

La proposta di un peso digitale cade in un momento molto particolare per l’Argentina. Ove l’interesse per il denaro virtuale è sempre più elevato. Molti cittadini sono infatti disposti a correre il rischio derivante dalle fluttuazioni molto forti delle quotazioni di BTC e Altcoin, pur di non assistere impotenti alla svalutazione rapidissima dei pesos ricevuti sotto forma di stipendi e pensioni.
Il mercato di scambio di Bitcoin peer-to-peer è molto attivo e nel corso del 2019, quando si è propagato il panico finanziario derivante dalle turbolenze politiche che hanno poi portato al crollo del governo liberista di Mauricio Macrì, BTC veniva scambiato con un premio significativo rispetto alla maggior parte degli altri mercati globali. Un orientamento ancora attuale, proprio alla luce delle difficoltà indotte dal Covid-19 anche sul suolo argentino.