Il presidente della Bielorussia, Alexander Lukashenko, nel corso di una riunione con alti funzionari governativi, ha espresso la sua volontà di rafforzare il quadro normativo relativo alle criptovalute. Lo ha riferito l’agenzia di stampa Belta, affermando che la sua iniziativa non avrebbe in effetti alcun proposito censorio nei confronti del denaro digitale. Di cui proprio la Bielorussia può essere considerata un pioniere, alla luce del fatto che già nel corso del 2017 è stato creato uno spazio crittografico dotato di proprie regole. Che ora Lukashenko vorrebbe però rafforzare, anche alla luce di quanto cambiato nel corso di questo quadriennio, con il fine di non perdere un treno considerato molto importante.

Stabilire controlli, non vietare l’industria

L’incontro in questione è stato tenuto per cercare di individuare le opportunità in grado di aiutare le imprese del Paese. In particolare quelle legate alle tecnologie digitali, ormai viste come il futuro dell’industria. Lo stesso Lukashenko ha voluto precisare che il suo intento non è quello di stabilire veti, bensì di precisare il quadro giuridico per i protagonisti del settore e rafforzare i controlli da parte delle autorità statali.
Dopo la riunione, è stato  Nikolaj Snopkov, vice primo ministro, ad affermare  che potrebbe essere il Belarus Hi-Tech Park, un incubatore IT sostenuto dallo stato, ad assumersi il compito di sovrintendere le questioni legate alla crittografia nel Paese.

L’esempio è quello della Cina

L’esempio cui guarda Lukashenko è quello della Cina. E’ stato lo stesso presidente ad indicare nel gigante asiatico il modello che potrebbe ispirare le prossime mosse in ambito crittografico. Pechino, infatti, ha non solo portato avanti il suo progetto di CBDC (Central Bank Digital Currency), ormai nel pieno della sua fase di prova in vista del debutto, ma ha anche riservato grande attenzione alla blockchain. Individuando nella tecnologia dei registri distribuiti una straordinaria occasione per la sua economia. Tanto da provocare notevole allarme in alcuni ambienti statunitensi, i quali non comprendono il ritardo con cui il governo di Washington si muove nello stesso ambito. Una sottovalutazione la quale, anche secondo alcune agenzie governative, mette in pericolo la supremazia globale del Paese.

Qual è la situazione della crittografia in Bielorussia?

Se una legislazione sul denaro digitale è stata varata nel corso del 2017, al momento in Bielorussia è operante un solo exchange di criptovalute. Ciò non toglie, però, che esse si siano ritagliate un discreto spazio nella società locale. Come dimostra l’impiego di Bitcoin da parte degli oppositori di Lukashenko nel corso delle proteste seguite alla schiacciante affermazione del presidente uscente durante le ultime presidenziali. Una delle organizzazioni che hanno partecipato al movimento, Bysol, ha infatti raccolto il corrispettivo di 2 milioni di dollari in Bitcoin in un mese. Soldi che sono poi stati impiegati per sostenere la mobilitazione.
Lo stesso governo non sembra però intenzionato a lasciare il monopolio dell’utilizzo dell’innovazione finanziaria all’opposizione. E la richiesta di Lukashenko sembra un segnale della volontà di Minsk di spingere sul pedale dell’acceleratore in questo senso, ricalcando l’esempio di quanto fatto in Cina.