La questione del comportamento di Robinhood, l’exchange che ha limitato le contrattazioni in criptovalute su GameStop, sembra destinata a tramutarsi in una sorta di terremoto. Come dimostrano le prime ripercussioni politiche, in particolare la presentazione di una petizione al Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti da parte di Paul A. Gosar, un membro del Congresso. Nella quale il politico si dichiara molto turbato per quanto accaduto, chiedendo di conseguenza l’apertura di una indagine in grado fare chiarezza sulla vicenda.

Le azioni di Robinhood sono illegali, secondo Gosar

Secondo il proponente, le azioni dell’exchange di criptovalute nel pieno della vicenda GameStop sarebbero chiaramente illegali. A renderle tali contribuirebbe non poco un’altra questione non meno importante, quella dei rapporti tra Robinhood e Melvin Capital. Ovvero l’hedge fund il quale ha collezionato clamorose perdite, pari a 2,7 miliardi di dollari a seguito del pump and dump di WallStreetBets, il SubReddit che ha fatto da perno per l’azione di sostegno all’azienda attaccata dai fondi speculativi. Melvin Capital, infatti, aveva piazzato una massiccia vendita allo scoperto su GameStop (GME), contrastata dai Redditors, i quali hanno risposto acquistando GME sull’app di brokeraggio gratuito prima che questa decidesse a sua volta di frenarli. Azione che potrebbe costare cara a Robinhood.

I rapporti tra Robinhood e Melvin Capital

A spiegare il motivo della sua decisione è stato proprio Gosar. Ricordando che Melvin Capital è di proprietà della società madre“ Citadel, LLC ” la quale, secondo un rapporto di Bloomberg, ha fornito a Robinhood circa il 40% delle sue entrate. Alla luce del coinvolgimento di Citadel con Robinhood, sarebbe quindi del tutto chiaro che le azioni intraprese sono state motivate da ragioni anticoncorrenziali, non certo dalle preoccupazioni di volatilità rivendicate da Robinhood. Un vero e proprio conflitto di interessi, imperdonabile nel Paese simbolo del capitalismo.

Il cambio di paradigma in atto a Wall Street

Nella querelle è intervenuto anche Anthony Pompliano, il noto evangelista di Bitcoin. Il quale ha affrontato la questione in un podcast intitolato “Il gioco è cambiato”. Un titolo tale da lasciare subito capire dove voglia andare a parare Pompliano.
Il quale è partito nella sua disamina da un dato già conosciuto, ovvero lo strapotere di banche e fondi speculativi sui mercati, a discapito dei piccoli investitori. Una riedizione della teoria del Parco Buoi in vigore a Piazza Affari, ovvero della mandria di piccoli azionisti destinati prima o poi a lasciare la loro carcassa a tutto vantaggio delle Mani Forti.
Pompliano ha quindi intravisto negli eventi che hanno contrassegnato la crisi di GameStop una sorta di rivolta degli schiavi. Salutandola come l’alba di una nuova era e un vero e proprio cambio di paradigma a Wall Street. Il quale non è però piaciuto ai grandi investitori, i quali hanno quindi provveduto a sbarrare le porte. Non solo ai piccoli, ma anche alla libera concorrenza di cui in troppi si sono a lungo fatti paladini. In maniera del tutto impropria, come dimostra il comportamento di Robinhood, il quale ora, però, potrebbe essere chiamato a risponderne in sede giudiziaria.