La Corea del Sud ha dato vita ad una nuova legislazione sugli asset digitali, destinata ad entrare in vigore nel prossimo mese di marzo. Tra le varie disposizioni contenute all’interno della stessa, spicca la vera e propria messa al bando la quale andrà a colpire le privacy coins, ovvero le criptovalute ad elevato coefficiente di riservatezza. Tra le quali la più famosa è senz’altro Monero (XRM), ormai da tempo oggetto di attacco da parte di molte autorità di regolamentazione delle attività finanziarie.

Gli exchange crypto non potranno accettare transazioni in Monero

E’ stato il quotidiano Electronic Times a dare la notizia relativa al bando di Monero e di altre privacy coins in Corea del Sud. Una mossa derivante dalla volontà di andare a colpire le criptovalute che fanno della riservatezza una vera e propria bandiera. Riservatezza che molto spesso va però a sconfinare nel vero e proprio anonimato. Una caratteristica non solo invisa ai legislatori in quanto favorevole a chi intenda sottrarre capitali al radar delle autorità, ma anche contraria alle norme KYC (Know Your Customer) e AML (Anti Money Laundering) cui devono sottostare le piattaforme di scambio.
In Corea del Sud tutte le piattaforme crittografiche devono essere provviste di permesso rilasciato dalla  Financial Intelligence Unit (FIU) della Financial Services Commission. Un permesso che potrebbe essere ritirato agli exchange i quali non rispettassero le nuove norme.

Privacy coins: cosa accadrà ora?

La nuova legislazione della Corea del Sud rappresenta un colpo di non lieve entità per Monero e le altre privacy coins come Zcash, Grin, Dash o Verge. Il Paese orientale rappresenta uno dei mercati crypto più fiorenti in assoluto, con una miriade di utenti che ogni giorno investono in asset digitali a scopo puramente speculativo. Chi vorrà continuare a farlo su XMR e altri token orientati alla privacy sarà costretto a farlo presso piattaforme di scambio estere. Con il rischio però di essere scoperto. Gli exchange decentralizzati, infatti, non consentono procedimenti agevoli, in quanto non sono basati sulle blockchain delle privacy coins.

Un periodo non facile per Monero

Per Monero è un periodo non facile. Ormai da tempo, infatti, sul token si stanno appuntando gli strali delle autorità di controllo dei mercati finanziari. Determinati a contrastare quei profili di riservatezza i quali possono essere utilizzati da chi intende sottrarre risorse al fisco o movimentare capitali provenienti da attività illegali.
In particolare sono stati sinora i governi degli Stati Uniti e della Russia a porsi come guida nella crociata contro le privacy coins. Dando vita a regolamenti sempre più stretti e tali da tagliare la strada a questo genere di token. Affidando inoltre l’incarico ad aziende specializzate di affinare strumenti in grado di individuare coloro che danno vita a transazioni su queste blockchain.
In questo quadro, anche gli exchange hanno deciso di dare il loro contributo. In particolare procedendo al delisting di Monero, ma non solo, dalle proprie piattaforme. Con l’evidente intento di non entrare in attrito con le autorità di regolamentazione in un momento che è del resto abbastanza complicato per lo spazio crittografico.