Morgan Stanley è in trattativa con Bithumb per entrare nel popolare exchange coreano di criptovalute. A riportare la notizia sono stati i media locali, secondo i quali la multinazionale americana di investment banking starebbe valutando un accordo con Bident, attualmente in possesso del 10% di Bithumb Korea. Per quanto concerne i termini della trattativa, sembra che il gigante bancario statunitense potrebbe acquistare una quota pari a due miliardi di dollari.
Morgan Stanley è sempre più interessata agli asset crittografici
La mossa annunciata dalla stampa coreana sembra del tutto in linea con l’ormai palese interesse di Morgan Stanley per lo spazio crypto. Soltanto due giorni prima, infatti, la banca aveva annunciato la propria intenzione di offrire l’acquisto di Bitcoin alla propria clientela. La prima tra le grandi banche d’affari a muoversi in tal senso.
L’annuncio relativo a Morgan Stanley ha subito riversato i suoi benefici sulle azioni di Bithumb e Bident. I titoli di quest’ultima, in particolare, hanno dato vita ad una crescita del 17% nelle prime ore della seduta odierna della Borsa di Seoul.
L’interesse istituzionale verso le criptovalute
I movimenti di Morgan Stanley rappresentano l’ennesima conferma del crescente interesse istituzionale verso le criptovalute. Se Bank of America ha pubblicato un report molto critico verso il Bitcoin, sconsigliandone in pratica l’acquisto ai suoi clienti, altri attori di primo piano del mondo bancario statunitense si stanno muovendo con decisione per salire su un treno che va acquistando velocità.
In particolare JPMorgan Chase ha ormai da tempo intrapreso la strada dell’innovazione, nonostante le vecchie polemiche del suo CEO, Jamie Dimon, contro il Bitcoin. Tanto da varare un suo token, JP Coin.
Mentre Goldman Sachs, dopo i giudizi liquidatori di qualche mese fa, che avevano sollevato grande fastidio, ha poi corretto la sua marcia. Ispirata dalla crescente domanda di Bitcoin da parte della sua clientela. La quale ha spinto i vertici dell’azienda a interrogarsi sul modo migliore per rispondere alle loro richieste.
Il problema degli enti regolatori
Se le banche e molte grandi aziende sembrano ormai propense ad investire in asset digitali, ravvisando nel settore grandi potenzialità, il problema che si staglia all’orizzonte è quello rappresentato dagli enti regolatori. Un problema del resto segnalato proprio da Goldman Sachs, la quale ha ricordato di collaborare con gli stessi per non infrangere il quadro normativo esistente.
Un atteggiamento del tutto giustificato alla luce dell’offensiva della Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti contro Ripple Labs e di quella intrapresa dal General Attorney dello Stato di New York, Letitia James, contro alcune aziende crittografiche. Mosse che sembrano in linea con le dure parole pronunciate dal nuovo Segretario al Tesoro Janet Yellen contro BTC e asset digitali in genere. Accusati di essere potenziali strumenti dell’economia criminale e della speculazione. Resta da vedere se anche in questo caso non si assisterà ad una conversione simile a quella di Jamie Dimon. Il CEO di JPMorgan, infatti, dopo aver a lungo tuonato contro il denaro digitale, non ha avuto eccessive remore ad approvarne l’utilizzo da parte della sua banca, reputandolo foriero di ottimi affari.