La causa intentata da Ripple contro YouTube, legata ai video in cui alcuni truffatori si presentavano come Brad Garlinghouse, CEO dell’azienda californiana, si è risolta con un accordo tra le parti. In base al quale entrambe le parti verseranno una cifra (che non è stata per ora divulgata) ad una società non profit che si occupa di contrasto al fenomeno e di aiuto alle vittime delle frodi informatiche.

Le criptotruffe sono un fenomeno dilagante

Il fenomeno dei video in cui i truffatori assumono l’identità di persone molto note, ad esempio Elon Musk, ha assunto nel corso degli ultimi mesi dimensioni sempre più preoccupanti. Rivelandosi un notevole cavallo di Troia per convincere gli utenti più ingenui a dare vita ad azioni che si sono poi ritorte contro di loro. Un fenomeno il quale è potuto crescere soprattutto a causa della sottovalutazione delle piattaforme di social media, come You Tube.

Perché Ripple ha deciso di fare causa a YouTube

Proprio contro YouTube ha infine deciso di procedere legalmente Brad Garlinghouse, il CEO di Ripple, uno dei personaggi presi di mira in una di queste truffe. Motivando la sua decisione con il sostanziale disinteresse mostrato da YouTube verso un problema sempre più grosso, tale da andare a discapito non solo dell’azienda californiana, ma dell’intero spazio crittografico. Una prima decisione era stata favorevole al social media, che era stato considerato parte lesa alla pari di Ripple. L’accordo tra i due attori della causa apre quindi un nuovo fronte, in cui le due aziende dovrebbero marciare di pari passo contro i truffatori.

La frustrazione di Brad Garlinghouse

Nel corso di una intervista rilasciata a Decrypt, proprio Garlinghouse ha voluto mettere in risalto la sua frustrazione per l’atteggiamento di sostanziale disinteresse mostrato all’epoca dal social media. Ricordando che queste piattaforme, che guadagnano ingenti cifre, dovrebbero fare di più per stroncare il fenomeno delle truffe portate avanti sui loro canali. Un convincimento maturato quando lo stesso CEO di Ripple ha deciso di rivolgersi a Instagram al fine di segnalare un falso account che sfruttava il suo nome con l’evidente intento di truffare gli utenti. Ricevendo una risposta sconfortante, ovvero che quell’account non lo impersonava.

La lotta contro le truffe potrebbe diventare una priorità

Il malumore di Brad Garlinghouse nei confronti di YouTube è anche stato causato dai notevoli danni che queste pratiche hanno inferto alla sua immagine pubblica. Alcuni utenti raggirati, infatti, lo hanno apertamente minacciato di ritorsioni violente, pensando che fosse collegato ai truffatori.
Ora non resta che capire come si muoveranno YouTube e le altre piattaforme interessate dal fenomeno per cercare di stroncarlo o perlomeno porre un argine ad una situazione in questo momento fuori controllo.
Un tema che potrebbe presto coinvolgere l’intero spazio crittografico, considerato come le truffe sempre più estese in questo ambito vadano a colpirne la reputazione in maniera a volte irrimediabile. Dando peraltro il destro agli oppositori degli asset digitali per muovere critiche al settore, nelle quali sono coinvolte anche le tante società serie che operano ogni giorno alla luce del sole.