Per Ripple un primo raggio di luce, dopo un periodo estremamente buio. L’azienda californiana ha infatti vinto la causa contro Tetragon Financial Group Ltd., la quale aveva deciso di citarla in tribunale dopo il procedimento avviato dalla Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti. La società di gestione patrimoniale aveva deciso in tal senso con l’intento di essere rimborsata dopo aver contribuito con ben 175 milioni di dollari a un round di finanziamento di serie C.
Cos’è accaduto tra Ripple Labs e Tetragon Financial Group
Qual è il motivo che ha spinto al rigetto del procedimento di Tetragon contro Ripple Labs? E’ stato Stuart Alderoty, General Counsel di Ripple Labs, a rivelare che il tribunale del Delaware ha stabilito che l’affermazione del ricorrente, relativa ad un default dei suoi titoli, è da considerare falsa. In effetti non è ancora giunta alcuna sentenza sulla causa intentata dalla SEC contro Ripple Labs per la vendita di titoli non autorizzati. Il giudice Morgan T. Zurn ha preso atto della cosa per rigettare la richiesta di Tetragon, la quale era invece stata accolta nell’ambito di una ingiunzione preliminare il 7 gennaio.
Il commento di Brad Garlinghouse
Naturalmente il risultato di questa causa, collegata a quella mossa dall’autorità di controllo dei mercati finanziari statunitensi, ha ringalluzzito il CEO di Ripple Labs, Brad Garlinghouse. Il quale ha subito aperto il fuoco contro la Securities and Exchange Commissione, affermando che la regolamentazione mediante l’applicazione della legge da parte della SEC è alla base del caos che si sta formando nelle aule di tribunale. Il quale ha indotto molti exchange di criptovalute a bandire XRP dalle proprie contrattazioni, nel timore di essere chiamate in giudizio per aver proseguito in quella che, secondo la SEC, è una attività vietata dalla legge. Con conseguenze di ampio raggio per i commercianti al dettaglio del token, i quali sarebbero stati costretti a vendere quelli in proprio possesso nel timore di vederne azzerato il valore.
Una tesi che sembra estremamente forzata
La tesi di Brad Garlinghouse sembra però decisamente sopra le righe, come ormai è abitudine per il CEO di Ripple Labs. In effetti la SEC non fa altro che il suo mestiere, provando ad impedire che le aziende possano entrare sui mercati finanziari senza avere l’autorizzazione a fare alcune cose. L’autorità, in questo caso, ritiene che la vendita di XRP sul suolo statunitense non sia possibile sino a quando non si stabilisce che non si tratti di titoli, bensì di commodities. E non può certo essere colpa della SEC se le piattaforme decidono di evitare possibili guai giudiziari cessando le transazioni di XRP da parte di cittadini statunitensi. Permettendolo invece agli utenti dislocati in altre parti del globo. Sui quali l’autorità di controllo degli Stati Uniti non ha alcun tipo di giurisdizione.
La questione, insomma, sembra ancora tutta da decidere. E potrebbe anche terminare con un accordo tra le parti, dopo l’arrivo di Gary Gensler alla guida della SEC. Le esternazioni di Garlinghouse, però, non sembrano preparare il terreno per una distensione degli animi.