Le CBDC (Central Bank Digital Currency) sembrano destinate ad avere una notevole diffusione. A confermarlo è uno studio della Banca dei Regolamenti Internazionali, secondo il quale un quinto della popolazione mondiale potrebbe sperimentarle nel corso del prossimo triennio. A partire naturalmente da un gran numero di cinesi, considerato come il gigante asiatico sia ormai ad un passo dal debutto dello yuan digitale.
Il report della BRI
Lo studio della BRI è stato reso possibile dalla risposta di oltre una sessantina di banche centrali ad un quesito relativo alla possibilità di una moneta virtuale sotto controllo statale. La conclusione emersa dal sondaggio è che le banche centrali le quali rappresentano circa il 20% della popolazione mondiale emetteranno una valuta digitale entro il prossimo triennio. Mentre nel 2019 solo un’economia avanzata, quella cinese, stava valutando l’emissione di una CBDC entro i prossimi sei anni. A conferma del fatto che si sta registrando una notevole accelerata in tal senso.
I mercati emergenti sono più motivati
Altro dato che emerge dallo studio della BRI è la maggiore motivazione dei mercati emergenti nell’indirizzarsi verso una criptovaluta di Stato. Ben sette delle otto banche centrali che si trovano nelle fasi avanzate del lavoro teso a varare una propria CBDC fanno in effetti riferimento a questa categoria. Rivelandosi più motivati a percorrere la strada dell’innovazione monetaria, sotto forma di una CBDC al dettaglio per il pubblico o di una all’ingrosso per il settore bancario. Nel primo caso la motivazione è da ricercare nella voglia di perseguire una maggiore inclusione finanziaria, ovvero nel desiderio di permettere la detenzione di strumenti per la gestione del patrimonio ad un gran numero di persone le quali ne sono attualmente escluse. Tale da consentire anche una maggiore partecipazione alla vita economica.
Intanto la Cina continua la sua marcia
Il report della Banca dei Regolamenti internazionali arriva in un momento molto particolare. Con la Cina che sta portando avanti i test sulla sua criptovaluta di Stato all’interno di alcune aree urbane molto grandi. Con l’evidente intento di riuscire a varare lo yuan digitale entro il 2021, in modo da averlo pronto nel corso delle prossime Olimpiadi invernali che si svolgeranno a Pechino nel 2022. Una vera e propria vetrina internazionale per un progetto il quale si preannuncia di grande impatto.
Se, infatti, il governo cinese smorza i toni in tal senso, secondo molti analisti la sua CBDC potrebbe rivelarsi un serio attacco al potere imperiale del dollaro. A confermarlo è un recente studio di Goldman Sachs, secondo il quale un miliardo di persone potrebbe utilizzare abitualmente lo yuan digitale entro la fine del decennio. Un pronostico il quale sembra del tutto fondato e che ha già fatto scattare il campanello d’allarme presso alcuni ambienti statunitensi. A partire dalla National Intelligence, che sta provando a coinvolgere altre agenzie governative nella sua preoccupazione. Mentre si è già iniziato a ragionare su un dollaro digitale, il quale potrebbe però scontare un forte ritardo di partenza nel caso in cui il Digital Dollar Project avesse l’avallo governativo.