Ormai da tempo Ray Dalio, fondatore di Bridgewater Associates, il più grande hedge fund del mondo, afferma che i governi potrebbero arrivare a bandire il Bitcoin. Una affermazione che sinora non ha trovato molto credito negli ambienti finanziari. Il quale, tuttavia, è fondato su un precedente storico ben preciso. Il quale dovrebbe perlomeno suscitare una certa apprensione negli investitori. Andiamo a vedere perché.

I governi potrebbero bandire Bitcoin? Il precedente storico

Nel corso di una intervista rilasciata ad Andy Serwer, direttore di Yahoo Finance, Ray Dalio ha tenuto a ribadire un suo convincimento: Bitcoin potrebbe essere bandito dai governi, da un momento all’altro. Una previsione fondata su quanto accaduto nel corso della Grande Depressione seguita al crollo della Borsa di Wall Street del 1919. In quella occasione, infatti, il governo degli Stati Uniti decise di emanare un divieto rivolto ai privati, volto ad impedire loro di possedere oro. Un provvedimento derivante dalla preoccupazione che il metallo prezioso potesse sostituire il dollaro in qualità di riserva di valore. Ovvero la stessa preoccupazione la quale inizia a serpeggiare nei riguardi del Bitcoin, alla luce delle politiche di aiuto all’economia che rischiano di innescare una spirale inflazionistica.

Si tratta di un timore fondato?

Naturalmente in molti, in queste ore, si stanno interrogando sulle affermazioni di Ray Dalio, proprio in considerazione della sua figura. Anche perché, in effetti, in alcuni Paesi già si cerca di porre un argine alle pretese di autonomia delle criptovalute. Come ha fatto la Cina, ove vige il divieto sul trading di BTC, anche se sono non pochi coloro che non ne tengono conto. Mentre anche l’India sembra intenzionata a incanalare la creazione di Satoshi Nakamoto in modo da poterla controllare. Anche negli Stati Uniti, peraltro, alcuni settori della politica stanno provando a contrastare il denaro digitale.
Basti ricordare, del resto, quanto accaduto in occasione dell’annuncio di Diem, ex Libra, la criptovaluta di Facebook. La quale ha dovuto ridimensionarsi per poter portare avanti il suo cammino verso un debutto del quale ancora non si sa praticamente nulla.

Ray Dalio: Bitcoin ha dimostrato di funzionare

Va comunque precisato come Ray Dalio non sia assolutamente da considerare un nemico delle criptovalute. Tanto da riconoscere il valore di BTC, dimostrato negli oltre 10 anni della sua vita. Nel corso dei quali l’icona crittografica è riuscita a resistere a qualsiasi tipo di attacco informatico, a coagulare una sempre più vasta comunità intorno a sé e a proporsi come una vera e propria alternativa al denaro tradizionale.
Paradossalmente, però, proprio la sua tenuta potrebbe diventare il suo tallone d’Achille. Spingendo il governo degli Stati Uniti a decretare una messa la bando che comporterebbe un vero e proprio tracollo della domanda. Con ripercussioni non prevedibili, ma sicuramente non positive sullo stesso prezzo del token. Uno scenario che se al momento non è considerato probabile da nessuno, non sembra possa essere escluso a priori. Nonostante l’attenzione sempre più forte di aziende e investitori istituzionali, i quali non sembrano intenzionati ad essere marginalizzati in quello che si prefigura come l’affare dei prossimi anni.