La guerra commerciale, e ideologica, tra Stati Uniti e Cina sembra destinato a rimanere anche nell’agenda di Joe Biden. Il nuovo inquilino della Casa Bianca, infatti, non sembra intenzionato al momento a dare reali segnali di discontinuità per quanto riguarda la politica estera. E, quindi, a mantenere alta la tensione con il gigante asiatico. Il quale, dal canto suo, non sembra particolarmente intimorito dalle mosse della nuova amministrazione, considerata la posizione di grande forza con la quale è uscito dalla prima fase della pandemia di Covid.
Un favore al settore crittografico?
A commentare quanto sta accadendo tra i due Paesi è stato di recente Vitalik Buterin, il fondatore di Ethereum. Lo ha fatto nel corso di una interessante intervista rilasciata a Norman Beller, un socio della società di venture capital NFX.
Secondo Buterin, la guerra fredda in atto, per fortuna limitata ai circuiti dei chip dei computer e ai termini di servizio delle app per la telefonia cellulare, se da un lato rappresenta uno svantaggio per la società globale, dall’altro si trasforma in un beneficio per il settore crypto. Reso possibile proprio dalla sua maggiore debolezza rispetto ai governi centrali dei due contendenti. Una sorta di paradosso che, però, sembra avere una sua forza logica.
La decentralizzazione diventerà un’arma per i cittadini
A favorire in particolare il mondo crittografico, secondo il fondatore di Ethereum, sarà proprio la decentralizzazione che ne è la principale caratteristica. Quando Stati Uniti e Cina riusciranno a conseguire la capacità di sorvegliare i reciproci movimenti, tramite satellite, i cittadini dei due Paesi vedranno in una tecnologia decentralizzata in grado di operare indipendentemente dai governi e dalle singole società tecnologiche un’alternativa vincente.
Si tratterebbe in effetti di una situazione resa ancora più paradossale dal fatto che entrambi i contendenti puntano a togliere terreno sotto i piedi alle velleità di decentralizzazione presenti nel settore dell’innovazione finanziaria. Un proposito il quale viene in pratica contraddetto dalle azioni dei due governi.
Le mosse di Trump saranno confermate da Biden?
L’amministrazione Trump ha caratterizzato il suo quadriennio con una vera e propria offensiva contro le società tecnologiche cinesi. A base della quale c’era l’esplicita accusa di fungere da veri e propri cavalli di Troia per il governo di Pechino.
Tra gli atti più clamorosi di questa offensiva vanno ricordati il tentativo di bandire WeChat, la popolare app utilizzata da oltre un miliardo di utenti di ogni parte del globo e di costringere il management di TikTok a vendere il sito di condivisione video. Uno degli ultimi atti di governo del tycoon è stata l’imposizione di dazi sulle schede grafiche cinesi.
Il tutto senza invece fare nulla per contrastare lo yuan digitale. Il cui ormai prossimo esordio ufficiale è visto da molti analisti, anche negli Stati Uniti, come un attacco straordinariamente potente al potere imperiale del dollaro. Mentre il Digital Dollar Project, tentativo di rispondere alla mossa di Pechino, è stato praticamente ignorato dall’amministrazione uscente, la quale ha continuato a cullarsi nel convincimento che la leadership del biglietto verde sia praticamente inattaccabile. Resta ora da vedere se non sia all’atto pratico una semplice illusione.