Il dibattito sul dollaro digitale sembra destinato a tornare in auge, man mano che la Cina si avvicina alla data di lancio della sua CBDC. Un lancio che se è stato sinora sottovalutato dal governo di Washington, appare allo stesso tempo alla stregua di un vero e proprio spauracchio presso alcuni settori della politica statunitense. A partire dal senatore Sherrod Brown, il quale ha deciso di smuovere le acque nel corso degli ultimi giorni.
Sherrod Brown: la Federal Reserve deve accelerare in direzione di una CBDC
Il senatore Sherrod Brown ha inviato il passato primo giorno di marzo una missiva alla Federal Reserve. In particolare al suo presidente, Jerome Powell, e al suo governatore, Lael Brainard. Nella quale il punto centrale è rappresentato dalla richiesta di prendere in considerazione il varo di una CBDC (Central Bank Digital Currency) in grado di contrastare l’ormai prossimo debutto dello yuan digitale. Un evento il quale, stando alle previsioni di molti analisti, potrebbe addirittura decretare la fine del potere imperiale del dollaro.
La Fed deve fare presto
Secondo Sherrod Brown, la Fed deve non solo mettere in cantiere un dollaro digitale, ma anche favorire la transizione verso le forme di pagamento basate sul digitale. Dando in pratica vita alla stessa operazione messa in atto con la promozione del suo sistema di pagamenti veloci, FedNow.
Una richiesta basata sulla considerazione che altri Paesi, ovvero la Cina, stanno guadagnando un vantaggio che potrebbe essere incolmabile in tema di innovazione finanziaria. E su un altro dato di fatto, ovvero la tendenza sempre più pronunciata da parte delle aziende ad acquistare Bitcoin e altri asset crittografici non sovrani. Sottraendo quindi terreno sotto ai piedi al dollaro tradizionale.
Le dichiarazioni di Brown contro gli asset digitali
Nella missiva del senatore, ancora una volta fa capolino l’avversione della politica a stelle e strisce verso BTC e altri progetti crittografici, a partire da Diem, la criptovaluta di Facebook. I quali non solo sarebbero troppo volatili, inducendo alla speculazione, ma rappresenterebbero anche uno strumento ideale per l’economia criminale. Oltre a comportare un pericolo ambientale in termini di mining. Accuse ripetutamente contrastate da molti studi, nel corso degli ultimi anni, ma tali da essere ripetute all’infinito, forse sperando di spingere i consumatori a crederci.
Intanto le criptovalute proseguono il loro trend verso l’adozione di massa
Le parole di Sherrod Brown sono ancora più stridenti alla luce di alcuni dati al minimo sorprendenti emersi nel corso delle ultime settimane. I quali sembrano prefigurare un futuro sempre più favorevole agli asset crittografici. Basti pensare al trend in atto in America Latina, ove sono sempre di più le persone che rinunciano alle valute fiat oberate dall’iperinflazione in favore di BTC e Altcoin. O a quello che potrebbe accadere in Africa, ove proprio l’innovazione tecnologica è stata individuata da molti governi come un modo per favorire l’inclusione finanziaria di centinaia di milioni di persone attualmente sprovviste di strumenti in tal senso. Il tutto mentre gli Stati Uniti sembrano votarsi alla difesa di un dollaro il quale potrebbe presto perdere il suo status di principale valuta globale.